Le imprese italiane a conduzione femminile sono in crescita e non si fanno scoraggiare dalla situazione stagnante degli ultimi anni.
Nonostante le tendenze della globalizzazione che hanno visto un incremento esponenziale della produzione massiva di beni per mantenere basso il prezzo, “ricetta” ormai classica per competere con i mercati emergenti, molte realtà nel nostro paese stanno prendendo la direzione opposta. Questa inversione di tendenza per quanto riguarda la manifattura di qualità, ovvero produrre meno ma “fatto bene”, ha permesso la nascita e la crescita di una nuova imprenditoria creativa italiana al femminile.
La creatività c’è, è innegabile, come anche le capacità per poter produrre sempre qualcosa di nuovo e riconoscibile, con una visione differenziata del panorama economico, ma manca ancora uno step per poter riportare la produzione del “made in Italy” ai vertici come lo era negli anni ‘80. L’estro di quei tempi che ha caratterizzato la continuità del prodotto di qualità handmade del nostro paese anche oggi mantiene la caratteristica di esclusività. Com’è la situazione imprenditoriale femminile in Italia?
Il futuro si colora di rosa
Quando si parla di PMI italiane per fortuna non tutto è nero. Leggendo i risultati del 16° osservatorio dell’imprenditoria femminile artigiana di Confartigianato, si nota che l’Italia conta oltre 1,5 milioni di donne che svolgono attività indipendenti, di cui oltre il 10% è rappresentato da aziende artigianali individuali. Le cifre indicano un trend positivo di crescita (oltre il 3%) per il 2019. La crisi e la frammentazione del settore commercio pare non frenare o scoraggiare minimamente le donne italiane, anzi. Stiamo assistendo ad una vera esplosione di creatività e alla dimostrazione di come riuscire a comprendere bene il mercato attuale e ciò che indirettamente chiede, possa essere davvero la marcia in più per andare avanti guardando il futuro con ottimismo.
Qual è l’arma segreta?
Per emergere e affrontare il panorama italiano non esiste solo un’arma, ma è necessaria una combinazione di fattori ben precisa. L’intuito femminile ha fatto centro perché ha saputo coniugare la creatività con la voglia di proporre nuove idee e di reinventarsi, spesso in ottica ecosostenibile. Un ruolo importante è giocato anche dai social media; la piccola artigiana imprenditrice si è trasformata in influencer che spinge i propri prodotti verso un maggiore indice di gradimento. Come? Sviluppando il senso di comunità e di familiarità che va ben oltre al classico utilizzo commerciale, si riesce a creare il desiderio di far parte di un brand anche piccolo, non solo di poterlo acquistare. Le donne hanno perfettamente compreso l’importanza di creare il nuovo e usare la fantasia anziché riproporre. Potremmo quindi elencare numerosi esempi di attività iniziate quasi per gioco o come hobby che pian piano si sono trasformate con una crescita verticale. Come anticipato, i social e negli ultimi tempi soprattutto Instagram, sono diventati oltre che una vetrina, anche il contenitore che tende a unire emotivamente coinvolgendo i follower con gustose story di vita quotidiana senza mai dimenticare, a volte anche come contenuto in secondo piano, il prodotto. Se da un lato i social vengono utilizzati per apparire e sembrare, queste imprenditrici illuminate invece li usano per promuovere un modello differente. Un modo di essere riconoscibile che ha come aroma il loro brand. L’imprenditoria femminile ha certamente diversi plus rispetto all’attuale panorama delle PMI. La nuova tendenza consumer non è più acquistare solo il prodotto ma anche un modo di essere. Non meno importante, in molte regioni sono disponibili diverse agevolazioni finanziarie per dare vita all’impresa artigiana rosa, e non è tutto: proliferano le iniziative di sostegno e promozione riservate alle startup rosa sostenute da aziende private. Le donne creative sfruttando questa opportunità hanno una vera e propria “seconda chance” per cambiare davvero vita: d’altronde un vecchio detto recita “se ami ciò che fai, non lavorerai un solo giorno della tua vita”.
La new generation vuole la qualità
Le nuove generazioni apprezzano sempre più l’handmade di qualità, ovviamente made in Italy. La realizzazione in modo etico e sostenibile dei brand artigianali sta riscontrando un consenso crescente. Secondo una ricerca effettuata da PWC Italia il 90% degli intervistati è disposto a pagare un prezzo più alto se si tratta di acquistare qualità, prodotta in modo etico e sostenibile. Il segnale non è da sottovalutare, perché offre l’indicazione di come il mercato consumer sta acquisendo la reale consapevolezza delle differenze fra prodotto industriale e artigianale, quasi come se stesse iniziando la fase del ritorno alle origini dell’artigianato. La maggior spesa è quindi apprezzata se giustificata da queste motivazioni, nonostante sia ancora molto radicato il concetto “bello purché costi poco”. La nuova tendenza favorisce ovviamente le piccole aziende artigianali che per forza di cose, non riuscendo (e meno male!) a produrre in modo massivo producono meno ma con maggiore qualità. Le donne hanno compreso già da tempo questo concetto, lanciandosi in progetti nuovi, oseremmo dire progetti di vita, generando un cambiamento di pensiero e di valore dell’imprenditoria.